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L’Italia resta indietro nella capacità di resilienza e di ripresa dell’economia. Emerge dal rapporto sulla competitività del World Economic Forum “Global Competitiveness Report” in cui si rileva che per quanto “la maggior parte dei Paesi non sia ancora pronta per la trasformazione, l’Italia è in ritardo in 9 delle 11 priorità identificate.

Due aspetti in cui l’Italia è in parte meglio preparata sono la disponibilità al quadro della concorrenza e gli incentivi a dirigere le risorse finanziarie verso investimenti e inclusione a lungo termine”.

A fronte dell’eccezionalità della crisi attuale innescata dalla pandemia, quest’anno il Wef “ha sospeso” le classifiche tradizionali sul grado di competitività dei Paesi “per delineare le priorità per la ripresa e il rilancio e fornire una valutazione di come i Paesi siano in grado di trasformazione economica verso sistemi che combinano produttività, capitale umano e ambiente”. Nel report si evidenzia che i Paesi con economia digitale avanzata, con robuste reti di sicurezza sociale e solidi sistemi sanitari hanno gestito la meglio la pandemia anche se nessuno è rimasto indenne all’impatto del Covid. Tra le principali fragilità e carenze riscontrate nel nostro Paese, investimenti in ricerca e sviluppo e innovazione, ma anche formazione, inclusione e regime fiscale che dovrebbe diventare “più progressivo”.

Le undici priorità identificate sono state raggruppate in quattro categorie principali: l’ambiente favorevole, il capitale umano, i mercati e l’innovazione. Tra le economie meglio preparate ci sono Svezia, Finlandia Olanda, Nuova Zelanda, Svizzera mentre l’Italia resta in coda fra i maggiori Paesi industrializzati con un punteggio di appena 51,9 su 100. In Europa, la Germania ottiene un giudizio pari a 62,9, la Francia a 62,7 e anche Spagna e Portogallo si piazzano meglio attestandosi rispettivamente su 56,5 e 56,1.

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