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Dodici medici dell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto sono indagati per la morte di un 19enne avvenuta giovedì scorso. Secondo quanto riferito dalla famiglia nella denuncia che ha dato il via all’inchiesta, il ragazzo era stato portato in ospedale ma era stato mandato a casa con una cura farmacologica, per poi essere ricoverato d’urgenza poche ore prima il decesso. L’ipotesi formulata dal pm, che ha disposto l’autopsia, è quello di omicidio colposo.

Secondo la denuncia sporta dalla famiglia, dopo un episodio di parestesia verificatosi il 30 agosto scorso, al ragazzo era stata riscontrata una “dissezione della carotide”. Dopo esami e accertamenti era tornato in ospedale, questo il racconto dei genitori: “l’avevano sempre rimandato a casa con una cura farmacologica. L’ultima volta, però, dall’ospedale Santissima Annunziata non è più uscito vivo”.

La famiglia riferisce che il neurologo che lo seguiva, dopo una regressione dei sintomi e una tac negativa, lo aveva dimesso prescrivendogli una risonanza magnetica “encefalo con angio” e dicendogli di tornare con l’esito il mese seguente.

Il ragazzo aveva eseguito l’esame privatamente, gli era stato riscontrato un “difetto di flusso dell’arteria carotide come da probabile dissezione”. Il 19enne era quindi tornato in ospedale il 17 settembre, manifestando gli stessi sintomi. Dopo aver consegnato il referto al neurologo del SS. Annunziata, anche in questo caso non era stato ricoverato. Gli era stata prescritta cardio-aspirina e il neurologo gli aveva consigliato “un controllo angio rm dei vasi del collo dopo un mese”.

La notte di giovedì 22 settembre il giovane aveva accusato forti dolori, trasportato in ospedale in codice rosso, è morto subito dopo. Ha avuto due arresti cardiaci, il secondo gli è stato fatale.

fotocrediti leccesette

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