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Come sarebbe stata la vita di Anne Frank se non fosse morta in un campo di concentramento di Bergen Belsen? Cosa ne sarebbe stato dei suoi sogni e dell’adolescenza di cui scriveva nel suo diario? E che tipo di identificazione si crea oggi in una ragazzina della stessa età di Anne e di Kitty, l’amica immaginaria a cui Anne scrive nel diario, dopo una visita nel Memoriale di Bergen Belsen? Che comunicazione può sviluppare coi suoi coetanei per condividere i pensieri che quella vicenda le trasmette?

Da queste e altre domande nasce infatti il nuovo docufilm scritto e diretto da Sabina Fedeli e Anna Migotto e prodotto da 3D Produzioni e Nexo Digital in collaborazione con la Anne Frank Fonds Basel, le cui riprese partono ufficialmente proprio nella settimana in cui ricorre il Giorno della Memoria e a novant’anni dalla nascita di Anne Frank.

Anne, deportata ad Auschwitz e poi a Bergen-Belsen dove morì di stenti tra il febbraio e il marzo del 1945 è diventata negli anni un’icona di cui si è scritto e detto tanto. Questo documentario vuole però raccontare il suo ruolo da testimone con una modalità di racconto fortemente contemporanea, perché il suo approccio alla vita, lo sguardo sulle cose, la profondità della scrittura insieme al taglio giornalistico dei suoi scritti, la rendono capace di parlare direttamente ai giovani di quest’epoca, capace di sintonizzandosi sulla stessa velocità di rete, con immediatezza e sensibilità straordinarie.

Il docufilm si concentra infatti sulla storia di cinque donne sopravvissute all’Olocausto, scelte per le attinenze delle loro vite a quelle di Anne Frank. Storie di Sarah, Edith, Helga e le sorelle Tatiana e Andra che grazie alle connessioni tra le loro esperienze e quella di Anne -accomunate dalla deportazione, dalla sofferenza, negazione dell’infanzia e dell’adolescenza – avremo modo di restituire un desiderio di vita e di giovinezza che fu proprio anche di Anne e che le permise di combatte la paura e di resistere anche nelle condizioni più disumane. Inoltre, ripercorrendo i “luoghi e le geografie” di Anne, avremo modo di conoscerla attraverso alcuni brani significativi, tratti dal diario, entrando così nel suo mondo reale e nel suo mondo immaginario: quello dove abita Kitty, nata dalla fantasia di Anne e a cui lei si rivolge scrivendo il suo diario. Kitty stessa è il diario (come scrive la Frank) e, dunque, un mezzo di comunicazione. Kitty si rivolge al mondo esterno e cerca di capire quale potrebbe essere l’antidoto contro ogni forma di razzismo, facendoci riscoprire l’assoluta contemporaneità del messaggio di Anne come strumento per decifrare il mondo attuale.

Anne Frank (1929-1945) ricevette il diario rosso e bianco da suo padre per il suo tredicesimo compleanno, il 12 giugno 1942. Il suo ultimo testo è stato scritto il 1° agosto 1944, tre giorni prima dell’arresto avvenuto nell’«Alloggio segreto», sito nello stabile di Prinsengracht 263 di Amsterdam. Miep Gies e Bep Voskuij trovarono il diario dopo che la famiglia era stata deportata. Miep lo conservò nella speranza che un giorno sarebbe stata in grado di restituirlo alla ragazza. Ma così non fu. Quando, dopo la guerra, scoprì che Anne era morta in campo di concentramento, Miep consegnò i quaderni al padre, Otto Frank, unico sopravvissuto della famiglia che decise così di esaudire il desiderio della figlia, pubblicare il diario col titolo che Anne avrebbe voluto dargli: “Het Achterhuis”, l’alloggio segreto.

Otto Frank fondò la Anne Frank Fonds a Basilea nel 1963. La fondazione detiene i diritti per le opere, le lettere e le foto di Anne Frank e dei membri della sua famiglia.

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