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Il presunto assassino di Yara Gambirasio, Massimo Bossetti avrebbe dichiarato al pm di essere passato spesso a Brembate per andare dal fratello e dal commercialista. L’alibi, però, che non regge. Il fratello ammette, infatti, di averlo visto di rado e il commercialista ricorda di averlo incontrato una volta al mese per le fatture.

Inoltre, il muratore si definisce metodico e abitudinario al punto di ricordarsi, cosa ha fatto ma poi dice che “la sera del 26 o forse era il 27 novembre” perché “passando di fronte al centro sportivo vidi furgoni con grosse parabole e ne fui attratto”. Circostanza che non corrisponde al vero in quando Yara fu rapita venerdì 26, il padre ne denunciò la scomparsa sabato mattina, e il circo mediatico arrivò solo domenica 28.

Ma non è tutto, sì, perché, dove il 26 febbraio 2011 fu ritrovato il cadavere della ragazzina, è una zona che è molto frequentata da Bossetti. Qui è stato visto tante volte. Qui c’è la ditta, dove il muratore da tempo va a rifornirsi del materiale da costruzione da utilizzare nei cantieri. E proprio qui andava a mangiare in un bar, dove un operaio conferma di averlo visto. Tutti particolari importanti, che fanno capire che Bossetti non ha detto tutta la verità, e che anche il punto B del drammatico tragitto percorso da Yara era conosciuto dall’uomo.

Inoltre, è emerso, che questa è proprio la zona della famosa discoteca Sabbie Mobili, luogo frequentato da Damiano Guerinoni, nipote di Giuseppe, identificato come il padre naturale del presunto assassino. E dunque, forse, egli non arrivò qui per caso. L’area, a detta dei residenti, è frequentata da prostitute e spacciatori. E proprio nel campo, di fronte alla discoteca è stato ritrovato il corpo senza vita della ragazzina, sul cui l’anatomopatologa Cristina Cattaneo ha scritto 470 pagine di autopsia che a tutt’oggi restano top secret.

Inoltre, sembrerebbe anche che l’ultimo sms inviato da Yara alla sua amichetta sia stato inviato mentre la ginnasta era già in compagnia del killer. Cosa che farebbe ipotizzare, secondo gli inquirenti, che la vittima conoscesse il suo rapitore ed assassino.

Infine altro elemento inedito è che gli inquirenti avrebbero tra le mani, il parziale di targa del furgone che è stato visto, la sera della scomparsa di Yara, e che secondo i residenti è stato visto fuggire a gran velocità. All’epoca dei fatti le indagini hanno portato a sette mezzi, ma non è stato possibile rintracciarli. Ora si scopre che Bossetti utilizzava in questo ultimo periodo un altro mezzo. Si tratta di un furgone Iveco Daily che non è stato sequestrato. Ad oggi, infatti, sono finiti sotto sequestro sono la Volvo grigia di proprietà dell’indagato e il furgone Peugeot del fratello Fabio. Forse lo stesso furgone potrebbe essere stato utilizzato per il rapimento della piccola, la sera del 26 novembre.

Venerdì i Ris sono rimasti tutto il giorno nella cascina del Bossetti e della sua famiglia, a Piano di Mapello per un’analisi con il Luminol alla ricerca di tracce di sangue. Hanno rovistato ovunque, e frugato tra gli oggetti da toilette del muratore, utensili da cucina, sequestrando molti arnesi, vecchi e nuovi, preso materiale utile all’individuazione dell’arma anche da un locale dismesso che si trova alle spalle dell’abitazione dell’indagato. Una rimessa nascosta dietro casa. In base ai risultati dell’autopsia, è emerso che lo strumento utilizzato aveva una punta e taglio con uno spessore minimo di 0,2 millimetri e una lunghezza di almeno due centimetri, con possibile copertura in titanio. L’eventuale ritrovamento dell’arma sarebbe uno degli elementi chiave per chiudere il cerchio intorno a Bossetti.

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