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Dopo il grido di vergogna per il «sangue innocente» versato, i drammi del mondo, le guerre e le devastazioni, lanciato durante la celebrazione della Via Crucis del Venerdì Santo, ieri sera il Santo Padre nella veglia pasquale che si è tenuta in San Pietro ha voluto rinnovare la sua denuncia verso tutto ciò che è «disumana ingiustizia» e che «crocifigge la dignità dell’uomo».

Nella celebrazione della Resurrezione, il momento più solenne di tutto l’anno liturgico, è stato quello in cui Francesco ha aggiunto l’annuncio del «palpito del Risorto», che al contrario è «forza trasformatrice», in quanto «fermento di nuova umanità».

Bergoglio, nell’omelia, ha voluto ricordare lo sgomento e il dolore delle donne che vanno al sepolcro di Gesù crocifisso dicendo che «nel volto di queste donne possiamo trovare i volti di tante madri e nonne, il volto di bambini e giovani che sopportano il peso e il dolore di tanta disumana ingiustizia». «Vediamo riflessi in loro i volti di tutti quelli che, camminando per la città, sentono il dolore della miseria, il dolore per lo sfruttamento e la tratta». In loro «vediamo anche i volti di coloro che sperimentano il disprezzo perché sono immigrati, orfani di patria, di casa, di famiglia; i volti di coloro il cui sguardo rivela solitudine e abbandono perché hanno mani troppo rugose».

Esse, ha detto ancora Papa Francesco, «riflettono il volto di donne, di madri che piangono vedendo che la vita dei loro figli resta sepolta sotto il peso della corruzione che sottrae diritti e infrange tante aspirazioni, sotto l’egoismo quotidiano che crocifigge e seppellisce la speranza di molti, sotto la burocrazia paralizzante e sterile che non permette che le cose cambino». «Nel loro dolore – ha aggiunto il santo Padre -, esse hanno il volto di tutti quelli che, camminando per la città, vedono crocifissa la dignità».

Per il Papa, poi, «anche i nostri volti parlano di ferite», di «tante infedeltà», parlano «di tentativi e di battaglie perse», e ha avvertito che «quasi senza accorgercene, possiamo abituarci a convivere con il sepolcro, a convivere con la frustrazione». Di più, «possiamo arrivare a convincerci che questa è la legge della vita anestetizzandoci con evasioni che non fanno altro che spegnere la speranza posta da Dio nelle nostre mani». Invece «il palpitare del Risorto» è «ciò che ci è stato donato e che ci è chiesto di donare a nostra volta come forza trasformatrice, come fermento di nuova umanità».

Con la Risurrezione, «Cristo non ha solamente ribaltato la pietra del sepolcro, ma ha anche voluto far saltare tutte le barriere che ci chiudono nei nostri sterili pessimismi, nei nostri calcolati mondi concettuali che ci allontanano dalla vita, nelle nostre ossessionate ricerche di sicurezza e nelle smisurate ambizioni capaci di giocare con la dignità altrui». Quello che Dio «stabilisce e consolida» è «un tempo nuovo, il tempo della misericordia». Francesco ha quindi invitato all’annuncio della Resurrezione «in tutti quei luoghi dove sembra che il sepolcro abbia avuto l’ultima parola e dove sembra che la morte sia stata l’unica soluzione».

Oggi, il rito pasquale si chiude con la messa del Papa in Piazza San Pietro, seguita, dalla loggia centrale della basilica, dal messaggio e dalla benedizione «Urbi et Orbi».

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