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La pulizia delle superfici deve essere effettuata di frequente e con particolari accortezze soprattutto sui luoghi di lavoro in questo particolare periodo di emergenza Coronavirus. Con sanificazione alla fine di ogni turno, in modo tale che i lavoratori che si avvicendano corrano meno rischi di essere contagiati da chi li ha preceduti. Il ministero della Salute ha identificato una serie di otto attività da svolgere per sanificare i locali di casa e di lavoro.

Vediamo quali sono:

1. Normale pulizia ordinaria con acqua e sapone per ridurre la quantità di virus presente su superfici e oggetti, riducendo così anche il rischio di esposizione.
2. Pulizia di tutte le superfici di mobili e attrezzature da lavoro, macchine, strumenti, ecc., nonché maniglie, cestini, ecc. che deve essere fatta almeno dopo ogni turno di lavoro.
3. Rischio di esposizione ridotto mettendo in atto procedure di disinfezione utilizzando prodotti disinfettanti con azione virucida autorizzati (PMC o biocidi). È importante la disinfezione frequente di superfici e oggetti quando toccati da più persone.
4. L’uso di disinfettanti che uccidono i germi sulle superfici. Effettuando la disinfezione di una superficie dopo la sua pulizia, è possibile ridurre ulteriormente il rischio di diffondere l’infezione. Perché l’uso dei disinfettanti autorizzati rappresenta una parte importante della riduzione del rischio di esposizione a COVID-19.
5. Disinfettanti che devono essere utilizzati in modo responsabile e appropriato secondo le informazioni riportate nell’etichetta. Non mescolare insieme candeggina e altri prodotti per la pulizia e la disinfezione: ciò può causare fumi che possono essere molto pericolosi se inalati.
6. Detersivi e disinfettanti tenuti fuori dalla portata dei bambini.
7. Accaparramento di disinfettanti o altri materiali per la disinfezione può comportare la carenza di prodotti che potrebbero invece essere utilizzati in situazioni particolarmente critiche.
8. Bisogna indossare sempre guanti adeguati per i prodotti chimici utilizzati durante la pulizia e la disinfezione, ma potrebbero essere necessari ulteriori dispositivi di protezione individuale (DPI, specie per i prodotti ad uso professionale) in base al prodotto.

Alle linee guida generali qui sopra esposte, possono essere applicate anche alcune eccezioni.

Ad esempio se un negozio, un ufficio o un’azienda sono rimasti chiusi, senza passaggi di persone al loro interno per almeno 7-10 giorni, (salvo indicazioni specifiche) è sufficiente procedere con una pulizia ordinaria perché il coronavirus non resiste fuori da un organismo per più di una settimana, sulla base delle ricerche svolte finora.

Superfici dure, morbide e porose
La circolare consiglia di prestare particolare attenzione per le superfici maggiormente a rischio: maniglie delle porte, interruttori della luce, telefoni, computer, rubinetti e lavandini e schermi touchscreen. Sono oggetti con cui entrano in contatto molte persone, soprattutto in luoghi come uffici, negozi e aziende, ed è quindi importante che siano disinfettate con maggiore assiduità e accuratezza.

Oltre al lavaggio con acqua e detergenti, anche di tipo disinfettante, può essere utile rimuovere dagli ambienti materiali morbidi e porosi (tappeti, arredi con fodere di stoffa). Viene anche consigliato di eliminare gli arredi superflui, in modo da liberare spazi negli ambienti lavorativi e favorire pratiche da distanziamento fisico, sia tra lavoratori che tra clienti, nel caso degli esercizi commerciali.

Le superfici dure e gli oggetti di vetro, metallo e plastica possono essere puliti tramite un primo lavaggio con acqua e sapone, seguito da disinfettante per rendere inattivi i virus. I materiali morbidi e porosi (moquette, tappeti e sedie) sono più difficili da lavare e disinfettare e potrebbe quindi rendersi necessario ricoprirli con teli di plastica, lavabili o usa e getta.

Per le superfici esterne si possono applicare in generale meno precauzioni, eseguendo una normale pulizia con acqua e detergenti. Nel caso di bar e ristoranti con spazi all’aperto è invece importante che siano disinfettati tavoli e sedie, e altri eventuali oggetti che possono essere toccati dal personale e dai clienti.

Come aveva già spiegato il ministero della Salute in una circolare precedente, a oggi non ci sono evidenze scientifiche sull’utilità di spruzzare disinfettante sui marciapiedi e per strada per ridurre il rischio di contagio. Mentre i benefici non sono stati dimostrati, si è evidenziata la pericolosità della pratica soprattutto per l’ambiente.

Detergenti e disinfettanti
L’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato qualche settimana fa un documento nel quale illustra approfonditamente le varie tipologie di disinfettanti, indicando quelli più adatti non solo per le superfici, ma anche per l’uso personale per igienizzare ad esempio le mani. In linea di massima i singoli possono utilizzare i gel disinfettanti per le mani che si trovano in farmacia, seguendo le indicazioni sulla confezione. Per la sanificazione delle superfici sono indicati prodotti a base di alcol o di sodio ipoclorito (quella che chiamiamo “candeggina”), facendo attenzione che siano utilizzati alla giusta concentrazione: di solito 70 per cento per l’acol etilico e lo 0,1 per cento per il sodio ipoclorito.

Abbigliamento
Da una decina di giorni hanno riaperto anche i negozi per l’abbigliamento, portando a qualche ulteriore dubbio sui rischi e le modalità di disinfezione sia da parte degli esercenti sia di chi frequenta quegli ambienti per fare gli acquisti. I negozi devono essere sottoposti a trattamenti giornalieri per la pulizia (o sanificazione dove richiesto) e con qualche precauzione in più rispetto ad altri luoghi, considerato l’afflusso di persone e il fatto che gli indumenti in vendita vengono toccati e indossati per provarli.

I camerini di prova devono essere sanificati con frequenza, e ai clienti dovrebbero essere forniti prodotti igienizzanti per le mani, guanti e mascherine durante l’ingresso nel negozio. Gli abiti possono essere sanificati utilizzando vapore secco, non potendo procedere con trattamenti più invasivi che potrebbero rovinarli. I negozianti potrebbero inoltre valutare di fare lavare a secco gli abiti non ancora venduti, ma provati più volte.

foto credit Brescia Today

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