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Dal 1° luglio arriva lo «spesometro», chiamato a raccontare all’amministrazione finanziaria tutto lo shopping di un certo spessore fatto da ogni contribuente.

Oltre ai soldi, quando una spesa supererà i 3.600 euro Iva compresa, occorrerà dare anche il proprio codice fiscale al commerciante, che lo comunicherà all’Erario (il primo invio è previsto il 30 aprile 2012 e riguarderà le operazioni del 2011).

Ebbene, per evitare questo passaggio occorrerà pagare con la carta di credito, che però è tracciabile e questo non piace all’evasore (assegni e bonifici bancari, monitorabili comunque dal Fisco, non sfuggono all’obbligo).

Lo scopo dello «spesometro» è quello di offrire un’arma importante contro l’evasione.

Dal 1° gennaio il Fisco ha imposto la comunicazione di operazioni tra aziende superiori a 25mila euro Iva esclusa avvenute nel 2010, e a 3mila euro se realizzate quest’anno, ma con lo «spesometro» ha puntato anche alle operazioni soggette ad Iva, per evitarne appunto l’evasione.

Sicuramente con questa nuova procedura, saranno scontenti i tanti che conducono una vita agiata anche se poi dalla dichiarazione dei redditi sembrerebbe il contrario. Con il nuovo sistema, tutti gli acquisti entrano infatti in una rete elettronica e incrociarli con le entrate ufficiali del contribuente, è solo una questione di volontà.

Il sistema di coefficienti per tradurre in «reddito presunto» le spese, con criteri diversi a seconda della tipologia di contribuente e della sua zona di residenza, è in costruzione. Il nuovo redditometro entrerà davvero in campo solo l’anno prossimo, con le verifiche sui redditi 2009, mentre per ora gli ispettori si concentreranno sul 2007/2008 con gli strumenti del redditometro vecchia maniera (previsti 40mila controlli).

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