L’ovaio policistico si presenta quando vi è una grande presenza di follicoli inattivi, di ridotte dimensioni, che vengono chiamati micro-cisti. L’origine di questa condizione ha carattere ginecologico, non ormonale e può essere agevolmente accertata mediante una semplice ecografia. Secondo le recenti ricerche, una donna su quattro, soprattutto in un range d’età fra i 20 e i 30 anni – soffre di ovaio policistico. In alcuni casi questa condizione può comportare difficoltà nell’ovulazione o ritardi nel ciclo.
Qualora questi episodi si verifichino, appare opportuno rivolgersi subito ad imo specialista per valutare la condizione complessiva dell’apparato riproduttore.
Brufoletti, peluria sul volto, disturbi al ciclo mestruale, che può diventare assente, irregolare o scarso, irritabilità, sono questi i sintomi principali per una diagnosi certa e reale.
Tuttavia, la diagnosi dell’ovaio policistico non può essere solo clinica, ma si può avvalere anche di alcuni esami.
E’ necessario ricorrere a un dosaggio ormonale e ecografia. I primi sono eseguiti attraverso un prelievo e un esame del sangue, per valutare il livello ematico di androgeni, la seconda, un’ecografia transvaginale, che serve per visualizzare l’aspetto delle ovaie e le loro dimensioni.
La sindrome delle ovaie policistiche è una delle principali cause dell’infertilità femminile, a causa dei livelli anomali di FSH, LH, prolattina e testosterone causati da questa patologia.
l’eccesso di insulina possa essere una delle cause prevalenti della sindrome delle ovaie policistiche determinando un aumento della produzione di androgeni e interferendo, in questo modo, con la capacità di ovulare. Si è evidenziato, inoltre, come questa patologia sia riscontrata prevalentemente in donne con un basso grado di infiammazione. Questa condizione ha come conseguenza la stimolazione nella produzione di androgeni. Su questa patologia, inoltre, influisce anche il fattore ereditario: dal punto di vista statistico, infatti, una rilevante percentuale di donne affette da PCOS ha una storia familiare connessa a questa patologia.
Una volta effettuata la diagnosi, qualora non sussistano problematiche rilevanti, non è necessario alcun trattamento terapeutico, ma è necessario regolarizzare il proprio stile di vita, ad esempio prediligendo alimenti a basso contenuto di zuccheri. Qualora, invece, si rilevi una connessione fra la diagnosi e la persistenza di rilevanti problemi di salute, il primo passo è generalmente diretto ad affrontare i singoli sintomi che si sono venuti a manifestare nel corso del tempo. Innanzitutto, qualora venga riscontrata amenorrea od oligomenorrea, appare opportuno un trattamento farmacologico con somministrazione di estrogeni e progestinici, che possano consentire una diminuzione degli androgeni. In alcuni casi, soprattutto qualora vengano riscontrati elevati livelli di glucosio, il medico può prescrivere anche la metformina – utilizzata generalmente per il diabete di tipo 2 -, che può comportare effetti positivi sulla regolarità delle mestruazioni. Qualora la sindrome delle ovaie policistiche sia correlata ad una difficoltà nel rimanere incinta, il medico può ritenere opportuno un trattamento farmacologico a base di FSH e LH a supporto dell’ovulazione.
L’utilizzo della marijuana può condizionare la fertilità in uomo e donna, a dirlo un articolo pubblicato sul Canadian Medical Association Journal (Cmaj), che segnala come “sarebbero necessarie, però, ulteriori ricerche”. Gli autori della Western University, in Ontario, evidenziano “tanto i medici che gli utilizzatori dovrebbero sapere che il principio attivo della marijuana, il tetraidrocannabinolo (THC), agisce sui recettori presenti nell’ipotalamo, nell’ipofisi e negli organi riproduttivi interni, sia nei maschi che nelle femmine”. (altro…)
Fornire le informazioni giuste al momento giusto. Questo l’impegno di Merck, azienda leader in ambito scientifico e tecnologico, nei confronti delle coppie che desiderano avere un figlio e incontrano difficoltà a concepire. (altro…)
Grazie alla tecnica dei “tre genitori”, una donna in Grecia è riuscita a rimanere incinta e ora è alla 27esima settimana di gravidanza. (altro…)
Il mese di Marzo è il mese della consapevolezza dell’endometriosi che quest’anno culminerà oggi, sabato 24 con la Giornata Mondiale, istituita per sensibilizzazione della popolazione sulla malattia. (altro…)
Un allarme molto importante viene dato da uno studio internazionale, pubblicato su PNAS, visto il numero di soggetti potenzialmente interessati. L’ibuprofene, uno degli analgesici più comuni e consumati al mondo, può provocare uno stato di ipogonadismo compensato nei giovani maschi.
Dicono gli esperti, il farmaco andrebbe ad inibire l’attività endocrina del testicolo, provocando un calo del testosterone che l’organismo cercherebbe di compensare aumentando la produzione dell’ormone ipofisario LH. Condizione, osservata finora solo nell’anziano, ma che al contrario, provocherebbe seri danni a livello fisico (depressione, aumentato rischio di ictus e scompenso cardiaco) e riproduttivo anche nei giovani.
Ricercatori della Northwestern University of Chicago, sono riusciti a creare ovaie funzionanti e stampante in 3D in grado non solo di ovulare, ma anche di dare alla luce nuove vite riuscendo così a contrastare l’infertilità, almeno per i topi.
Lo studio in questione è stato pubblicato su Nature Communications e intitolato “A bioprosthetic ovary created using 3D printed microporous scaffolds restores ovarian function in sterilized mice”.
Grazie a uno speciale ‘inchiostro’ gel per stampare le ovaie in 3D che sono state inserite nelle femmine di topo dopo che le loro ovaie originali erano state rimosse, le ovaie in 3D sono riuscite ad ovulare, e hanno dimostrato di essere in grado di dare alla luce cuccioli sani che sono stati allevati dalle stesse mamme.
Il materiale con cui sono state stampate le ovaie, è in pratica un idrogel biologico fatto di collagene, che può essere utilizzato anche nella donna.
L’obiettivo prossimo dei ricercatori è quello di sperimentarlo nell’essere umano. Tale materiale potrà essere manipolato durante l’operazione chirurgica senza rompersi.
E’ in arrivo in Italia, un nuovo farmaco contro l’eiaculazione precoce, fenomeno che affligge un numero cospicuo di persone di sesso maschile. (altro…)
Secondo una nuova ricerca, pubblicata su «Nature Communications», molto presto, le donne potrebbero non essere più così indispensabili nel processo di concepimento di un bambino. Sono nati infatti i primi topi da embrioni formati senza il contatto tra spermatozoo e ovulo.
Un esperimento in cui gli spermatozoi non hanno infatti fecondato la cellula uovo ma `bozze´ di embrioni.
Tale esperimento è avvenuto presso l’università britannica di Bath, grazie ad un gruppo coordinato dall’embriologo molecolare Tony Perry, e che potrebbe presto aprire a nuove soluzioni e strade per la cura della fertilità nell’uomo e per la salvaguardia della specie.
Gli autori dello studio lo hanno definito come una «partenogenesi» al maschile.
Si svolgerà il prossimo 22 settembre il Fertility Day ma la polemica scoppia sui social.
Agli internauti non piaciuto l’approccio della ministra della Salute, Beatrice Lorenzin per promuovere una giornata nazionale di informazione su maternità e paternità.
A destare scalpore le cartoline ideate apposta per il lancio dell’evento. Una serie di immagini esplicative, accompagnate da didascalie discriminanti verso quanti non vogliono o non possono avere figli per una serie di ragioni anche economiche, lavorative, sociali, di coppia, o di malattie e infertilità.
Gli slogan scelti, vanno da “La bellezza non ha età, la fertilità sì” a “Datti una mossa! Non aspettare la cicogna”, passando per “Genitori giovani. Il modo migliore per essere creativi” e “La fertilità è un bene comune”, giudicate voi.